Ho ancora negli occhi le immagini meravigliose delle nostre pastasciutte antifasciste di quest’anno, dove abbiamo registrato una partecipazione straordinaria.
In provincia di Pisa ed in Toscana sono state davvero tantissime. Io sono riuscita a far tappa a quelle organizzate a Montefoscoli (Palaia), Il Romito (Pontedera), Marciana (Cascina) e Calci.
Grazie all’ANPI, che le ha organizzate, alle Case del Popolo, i Circoli ARCI che spesso le hanno ospitate, alle Amministrazioni comunali che hanno deciso di patrocinarle e alle associazioni che hanno collaborato.
Ogni anno il 25 luglio è un’occasione di festa, riflessione e condivisione sul valore della Memoria collettiva e sulla caduta del fascismo, che non fu, come qualcuno dice, anche cose buone, ma fu dal suo inizio violenza, negazione di libertà, orrore e morte.
La tradizione nasce il 25 luglio 1943, quando la famiglia Cervi, appresa la destituzione di Benito Mussolini, offrì pasta a tutta Campegine: un gesto spontaneo e sincero, divenuto simbolo di resistenza e speranza.
Il 25 luglio non è solo una data: ricorda che la cacciata di Mussolini non fu la fine del conflitto, ma segnò un passaggio importante per la resistenza partigiana, tra dolore e solidarietà. Le pastasciuttate, oggi diffuse in tutta Italia, rappresentano convivialità e impegno civile.
Come Assessora regionale alla cultura della Memoria, credo che questi momenti debbano diventare educazione civica attiva. Ringrazio tutte e tutti coloro che hanno scelto di esserci: raccontare, mangiare, discutere insieme ci rende più consapevoli e uniti.
La Memoria è un’eredità viva di libertà e democrazia che deve essere anche attualizzata, perché non si può smettere di essere partigiane e partigiani, non si può accettare di restare indifferenti, è anche per questo che c’erano tante bandiere della Palestina