Sono passati 8 anni da quel maledetto 3 ottobre 2013, quando persero la vita 368 fra uomini, donne e bambini, oltre a 20 dispersi, in gran parte eritrei. Una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall’inizio del XXI secolo. Dal 2016 il 3 ottobre è diventata la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, in virtù della legge 45/2016. La Giornata è stata istituita per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. Questa mattina, proprio il 3 ottobre, ero a Pontassieve per l’inaugurazione di un murale al Parco fluviale in ricordo ricordo di quella tragedia e per riflettere insieme all’artista che ha realizzato l’opera, Enrico Guerrini, alle ragazze e ai ragazzi delle classi III D e F della scuola secondaria di primo grado “Maltoni”, a Beppe Caccia, capo missione Mediterranea Saving Humans, a Janko Fofana che ci ha raccontato la sua storia e a Vieri Raddi, che ha messo in musica le parole delle studentesse e degli studenti. Voglio ringraziare l’Amministrazione Comunale di Pontassieve, in particolar modo la Sindaca Monica Marini e l’Assessore ai diritti Jacopo Bencini per aver voluto affrontare questo tema. La Toscana è da sempre, orgogliosamente, terra accogliente e solidale, che mette al centro la persona. La scuola ha un ruolo importantissimo nel portare avanti questi valori, per questo ringrazio le docenti e i docenti che hanno accompagnato le ragazze e i ragazzi in questo percorso di conoscenza e consapevolezza. Ho esortato questi giovani ad essere costruttrici e costruttori di ponti e non di muri, a schierarsi contro qualsiasi forma di discriminazione, a non voltarsi dall’altra parte di fronte a chi ha bisogno. La scuola, per eccellenza, è il luogo dove si educa all’uguaglianza e al rispetto, quello dove si formano le cittadine e i cittadini e sono fiduciosa rispetto al fatto che sappiano costruire una società più umana, libera dalla paura del diverso e dall’intolleranza. Anche la storia degli italiani è stata una storia di migrazioni in altri Paesi alla ricerca di lavoro e di un futuro migliore e che di questo non ci si può e ci si deve dimenticare negando una possibilità a chi oggi arriva sulle nostre coste in cerca di una vita che possa definirsi tale. Impegnamoci tutte e tutti perché non ci siano più 3 ottobre come quello del 2013, perché il Mediterraneo non sia più un grande cimitero a cielo aperto.