Ieri a Carrara ho partecipato, come ormai ogni anno, alle celebrazioni in ricordo della rivolta delle donne del 7 luglio.

Sono state due celebrazioni

intense e partecipate, la prima organizzata dall’Amministrazione comunale, la seconda dallo SPI CGIL.

Quel 7 luglio 1944 le donne di Carrara furono protagoniste di una rivolta che ha cambiato il corso della storia, che ha dimostrato in tutta la sua forza, il contributo straordinario delle donne nella Resistenza e nella lotta di Liberazione, un contributo, come accade spesso a noi donne, poco conosciuto e assolutamente non adeguatamente valorizzato.

Fu una mobilitazione spontanea, potente, collettiva, pacifica, che vide in prima linea centinaia di madri, lavoratrici, giovani staffette e partigiane, determinate a difendere la propria città e a proteggere chi, tra i monti di marmo, aveva scelto la via della Resistenza al nazifascismo.

Quando il comando tedesco affisse il bando di evacuazione, l’obiettivo non era soltanto trasformare Carrara in una “città fantasma”. I nazifascisti sapevano che quelle donne erano divenute la linfa vitale delle prime formazioni partigiane: cucinavano, raccoglievano medicine, rammendavano indumenti, curavano i feriti, facevano da staffetta portando messaggi e viveri lungo sentieri impervi. Spostarle forzatamente avrebbe significato tagliare i rifornimenti ai figli, ai fratelli, ai mariti nascosti sulle Apuane, indebolendo la Resistenza senza dover aprire uno scontro diretto.

Ma il 7 luglio furono proprio loro a impedire il disegno degli occupanti. Scesero nella piazza del mercato, rovesciarono le ceste – un gesto che ribaltava simbolicamente anche il ruolo tradizionale di donne incaricate di “nutrire” – e marciarono verso il comando tedesco sfidando mitragliatrici puntate. Gridavano «Non abbandoniamo la città» perché sapevano che restare significava continuare a nutrire e curare la Resistenza.

Dopo quattro giorni di pressione, l’ordine di evacuazione fu revocato.

Mi emoziona sempre parlare in Piazza delle Erbe, farlo davanti al murale che raffigura Francesca Rolla, pensare a lei e alle donne del 7 luglio.

È nostro dovere celebrare il coraggio di quelle donne continuando a lavorare perché la loro eredità diventi nutrimento per la nostra comunità, una spinta a difendere sempre i diritti, la libertà, i valori dell’antifascismo, la pace.

Alessandra Nardini - Assessora Regione Toscana
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