“Un lampo, uno schianto, una ventata poderosa e poi tutti fummo avvolti in un fumo nero acre che toglieva il respiro (…) Sparavano a vista proprio come si fa con i pupazzi al tiro a segno per la fiera di paese..” Sono parole scritte da Anna Maria Vanni Morelli che, appena quindicenne, fu spettatrice del massacro di Aiale, a Casciana Terme Lari, alla cui commemorazione ho partecipato questa mattina. Era il 16 luglio 1944 quando i nazisti in fuga bombardarono il piccolo borgo uccidendo 17 persone innocenti. Era un giorno di festa qui, tra le nostre colline meravigliose, la guerra stava finendo, la Valdera veniva liberata e si intravedevano gli Alleati, gli americani, eravamo alla fine dell’incubo nazifascista e dell’oppressione tedesca. Siamo però in quella sanguinosissima estate del ’44, quella in cui la vista dell’orizzonte della Liberazione venne macchiata dalle indicibili violenze con cui gli occupanti tedeschi, non di rado affiancati dai fascisti italiani, sparsero terrore e morte per tutta la Toscana con la furia cinica di chi, ormai sconfitto, decide di sfogarsi con brutalità totale. Coltivare la Memoria e tramandarla è un dovere civile, perché dobbiamo essere consapevoli che quell’orrore ci riguarda, che le dinamiche politiche, umane e sociali che condussero a quei massacri non sono cosa del passato: sono accadute, su questa terra che oggi calpestiamo, nelle case che molti di noi oggi abitano, sui corpi di persone che ancora oggi piangiamo. Come tutto ciò che nella storia è potuto succedere, non è mai del tutto superato il pericolo che accada di nuovo, sebbene in forme mai identiche. Per questo è un nostro preciso dovere, di tutte e tutti, a partire dalla istituzioni, quello di salvaguardare e diffondere la Memoria. La commemorazione di oggi deve essere un impegno, una promossa: non dimenticare per impegnarci a costruire un futuro diverso, di pace, democrazia, libertà, solidarietà, contrastando qualsiasi forma di discriminazione e violenza.