Due anni fa ho avuto un’occasione bellissima, che non mi sarei mai aspettata: la campagna elettorale per le elezioni europee. Un’esperienza che, senza dubbio, mi ha fatta crescere molto, politicamente ma anche umanamente. Sono state settimane faticose, intense, ma sicuramente preziosissime. Ci ripenso oggi, nella giornata in cui si celebra la Festa dell’Europa e, per il secondo 9 maggio, lo facciamo in pandemia. E così, scorrendo le foto di quella campagna elettorale, ripenso alle ragioni profonde per cui accettai quella sfida: la profonda consapevolezza che l’Europa andasse riformata, e la consapevolezza, altrettanto forte, che senza Europa non c’è futuro. In quest’anno così difficile dovremmo tutti aver capito che da solo nessuno può farcela. Il cosiddetto sovranismo è stato smascherato: una grande e pericolosa fregatura che si nutre della rabbia sociale. In quest’anno qualcosa è cambiato, l’Europa sta affrontando in maniera più solidaristica questa crisi, e le importanti risorse che arriveranno al nostro Paese ci consentiranno di ripartire con l’obiettivo di superare ritardi e disuguaglianze per troppo tempo non sanate. Ma tanto resta ancora da fare: dobbiamo lottare per un’Europa più sociale, un’Europa dei diritti, alleata delle cittadine e dei cittadini, di chi lavora e di chi fa impresa, dei territori. Vogliamo un’Europa che punti sulla sostenibilità ambientale e che combatta tutte le disuguaglianze, un’Europa che non lasci indietro nessuno. Dobbiamo lavorare, ogni giorno, perché l’Europa sia questo. Libera e unita, così la sognavano Altiero Spinelli e gli altri giovani antifascisti federalisti sull’isola di Ventotene: “La via da percorrere non ė facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!” Tocca a noi, a partire dalle nuove generazioni, percorrerla con consapevolezza e determinazione.