Questa mattina ho partecipato alla cerimonia, organizzata dal Comitato interparrocchiale “Martiri della Romagna” dell’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi di Pisa, per il 77° anniversario dell’eccidio de La Romagna a “Le Focette” sui monti di Pugnano-Molina di Quosa a San Giuliano Terme. Furono 69 le vittime dell’eccidio compiuto l’11 agosto del 1944 dai soldati tedeschi, con l’aiuto dei fascisti, della 16^a SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer SS”, la stessa divisione che il giorno successivo sarà responsabile della strage di Sant’Anna di Stazzema.
L’ennesimo episodio di violenza e morte in quell’estate del ’44 che vide il territorio toscano insanguinato da orribili stragi nazifasciste.Nel mio intervento ho voluto ringraziare tutte le autorità civili, militari e religiose, le associazioni e le cittadine e i cittadini presenti ma soprattutto ricordare a tutti noi che essere a La Romagna oggi non vuol dire solo celebrare, ma esserci oggi significa prendersi un impegno: difendere quei valori di libertà, democrazia e pace che in quegli anni bui vennero annientati. Significa coltivare la Memoria perché ciò che è accaduto in questi luoghi non possa mai più ripetersi.
Significa onorare la memoria delle vittime che persero la vita per mano del nazifascismo, insieme a quella delle donne e degli uomini che scelsero la parte giusta dalla quale schierarsi e che ci hanno consegnato un Paese libero e democratico. Significa parteggiare, ancora oggi, scegliendo di stare dalla parte dell’uguaglianza, della solidarietà, del rispetto e dell’inclusione, contro qualsiasi forma di discriminazione, sopruso e violenza. 77 anni dopo abbiamo il dovere di ricordare e di trasmettere alle nuove generazioni la conoscenza di ciò che è stato perché per costruire un futuro diverso, migliore, servono radici solide. Le radici della Toscana affondano nei valori dell’antifascismo e della Resistenza.