Il 2 settembre 1944 Pisa veniva liberata dall’occupazione nazifascista. Dopo mesi di bombardamenti, distruzioni e violenze, le truppe alleate entrarono in città insieme ai partigiani, completando la liberazione del territorio pisano.
La guerra aveva lasciato ferite profonde: circa 2500 morti sotto i bombardamenti, 350 civili uccisi dalle rappresaglie, 18.000 sfollati, interi quartieri devastati, il patrimonio artistico e architettonico gravemente danneggiato. Tra le stragi più note, quella di San Biagio, di Coltano, di San Rossore e l’eccidio di casa Pardo Roques.
Con la liberazione del 2 settembre il fronte si spostò verso nord, lasciando dietro di sé una comunità provata, chiamata a ricostruire non solo case, strade e ponti, ma anche la propria vita quotidiana. Occorsero mesi prima che la città potesse tornare a una parvenza di normalità: l’Italia intera sarebbe stata liberata solo otto mesi più tardi, il 25 aprile 1945.
Ieri, nell’anniversario, ho partecipato alle celebrazioni istituzionali della Liberazione di Pisa, insieme alle autorità civili e militari, all’ANPI e a tante cittadine e cittadini. Un momento solenne che mantiene viva la memoria di quella pagina decisiva della storia cittadina e nazionale. Pisa ha conosciuto l’orrore, e proprio per questo è convintamente antifascista e qui non ci sarà mai spazio per rigurgiti nazifascisti e nostalgici, come quelli che hanno inneggiato al Duce pochi giorni fa sotto la nostra meravigliosa torre.