Come Coordinatrice della Commissione Lavoro e Formazione Professionale della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, quindi a nome di tutte le Assessore e gli Assessori regionali, ho firmato una lettera indirizzata alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Calderone per richiede l’approvazione di misure di sostegno, anche in deroga alle vigenti, a favore del settore moda.

Quella che ho firmato segue una lettera, invitata dal Presidente Giani alla Ministra Calderone e al Ministro Giorgetti con la medesima richiesta, che ci è stata sollecitata dalle parti sociali tutte, organizzazioni sindacali e associazioni datoriali, durante la riunione del Tavolo permanente regionale sulla moda che abbiamo avuto alcuni giorni fa.

Inoltre, come Assessora regionale, per quanto riguarda le mie deleghe, ho attivato all’interno della Commissione Regionale Permanente Tripartita, un tavolo tecnico ad hoc per confrontarci sulle misure di formazione, anche continua, e politiche attive del lavoro, necessarie per il settore.

Il sistema moda è un settore chiave per la manifattura italiana che nell’ultimo decennio ha saputo vincere le sfide della globalizzazione grazie a un continuo processo di riqualificazione del prodotto in grado di riposizionare l’offerta sulle fasce più elevate. L’Italia è leader in Europa sia per numero di imprese operanti nel sistema moda che per fatturato generato. Una leadership che si conferma anche osservando gli addetti impiegati nel settore, pari a oltre 435.000, il 24% del totale europeo. Il sistema moda rappresenta una quota rilevante all’interno del tessuto industriale manifatturiero italiano, collocandosi in 2° posizione per numero di imprese, in 5° posizione per fatturato generato e in 4° posizione per numero di addetti.

Si può dunque sostenere come l’Italia sia il Paese della moda, sia per trasversalità che integrazione delle filiere produttive, come dimostra anche il peso del settore nelle esportazioni. Purtroppo, dopo un lento ma progressivo recupero post-Covid, la moda italiana nel corso del 2023 ha iniziato a subire la contrazione del mercato globale, al punto che la moda è il comparto manifatturiero in maggiore difficoltà nella delicata attuale fase congiunturale, dominata dal calo degli scambi internazionali e dall’attuale scenario geopolitico.

Nel primo trimestre del 2024 la produzione manifatturiera scende dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti e del 3,1% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La moda è il settore del Made in Italy che segna la performance peggiore, con la produzione di tessile, abbigliamento e pelli che segna un calo congiunturale del 3,5% e dell’8,8% su base annua, con una grave accentuazione (-9,3%) a marzo del 2024. Nel dettaglio per settore, il calo della produzione del 4,8% registrata nel comparto del tessile si amplifica al -8,9% per l’abbigliamento e arriva alla doppia cifra (-14,8%) per la pelle. Nel 2023 nella moda il fatturato è pari a 97,5 miliardi di euro. Nel primo bimestre del 2024 il valore dei ricavi nel tessile, abbigliamento e pelli scende del 5,1% su base annua: sulla base di questo andamento si calcola una perdita di ricavi pari di 15 milioni di euro al giorno.

Debole anche il commercio al dettaglio: nel primo trimestre del 2024 le vendite di abbigliamento e pellicce salgono dell’1,3% su base annua e quelle di calzature, articoli in pelle e da viaggio del +0,8%. Questi dati economici, inevitabilmente, si riverberano in modo estremamente preoccupante sul piano occupazionale. I segnali relativi alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto moda in Cassa integrazione, evidenziano come l’andamento del loro numero si impenni a partire dall’ultimo trimestre del 2023.

Dalle verifiche effettuate con le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali, risulta che molte aziende, soprattutto artigianali, a breve avranno esaurito ogni possibilità di ricorso a forme di integrazione salariale in costanza di lavoro, vedendosi costrette probabilmente a ricorrere ai licenziamenti. Prima, non confermando tempi determinati e lavoratrici e lavoratori in somministrazione, poi intaccando l’occupazione a tempo indeterminato.

Pertanto, come Commissione Lavoro e Formazione Professionale della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome abbiamo richiesto alla Ministra Calderone, per il settore moda, l’approvazione di misure, anche in deroga alle vigenti disposizioni, che comprendano in particolare:

– l’estensione straordinaria del periodo massimo di fruizione della Cassa Integrazione per le aziende industriali ricomprese nei settori del comparto moda;

– l’azzeramento dei contatori inerenti al Fondo di Solidarietà Bilaterale alternativo per l’Artigianato e il suo rifinanziamento; in alternativa, valutare l’attivazione di una Cassa integrazione “in deroga” per tutte le imprese del settore Moda, finanziata con Fondi statali;

– uno strumento di sostegno al reddito, sotto forma di ammortizzatore sociale “ad hoc”.

In particolare, ai titolari d’impresa del settore Moda che hanno lavoratrici e lavoratori in Cassa integrazione o FSBA o nella nuova richiesta CIG in deroga, si chiede di riconoscere un indennizzo economico, come durante il periodo pandemico, proporzionale alla caduta di fatturato che dovrà essere documentata.