Questo virus ci ha tolto moltissimo, persino il calore di una stretta di mano e di un abbraccio. Sono tanti i volti e le storie che si accavallano ripercorrendo questo anno così complicato. Il primo pensiero va a chi non c’è più, ai molti che ci hanno lasciato, soprattutto i nostri anziani, e al vuoto che resta nelle loro famiglie. Penso poi con commossa gratitudine a quelle lavoratrici e a quei lavoratori, a partire dagli operatori della sanità, che hanno rinunciato a molto, talvolta perfino agli affetti più cari, pur di restare in prima linea a curarci e a proteggerci dal virus. Queste saranno Festività decisamente diverse, nelle quali molti di noi non potranno stare insieme ai propri cari, condividendo un sacrificio comune pesantissimo ma necessario per poter tornare presto alla pienezza delle nostre vite. Per molte persone sole e fragili, magari molto anziane, questo sarà un sacrificio ancora più grande, che ci deve spingere con estrema determinazione ad adottare ogni comportamento necessario a fermare la diffusione dei contagi. Soltanto uniti possiamo farcela, soltanto rafforzando il nostro senso di comunità possiamo vincere questa battaglia. Nell’anno che sta per iniziare, intravediamo un orizzonte di speranza: a gennaio inizierà la prima fase delle vaccinazioni, che riguarderà chi lavora in sanità, gli ospiti e i lavoratori delle RSA, poi sarà la volta del resto della popolazione. A quel punto, finalmente, potremo lasciarci alle spalle tutto questo. Sappiamo però anche che, nei prossimi mesi, dovremo batterci contro le conseguenze economiche e sociali di questo virus, che rischiano di acuire disuguaglianze, povertà, situazioni di marginalità sociale. Ogni nostro sforzo e ogni nostra risorsa si dovrà indirizzare a fronteggiare questo pericolo, a partire dai moltissimi fondi che arriveranno dal piano di aiuti europeo. Abbiamo di fronte una sfida storica: proteggere la nostra coesione sociale, l’economia, i posti di lavoro e, al tempo stesso, mettere in campo una potenza mai vista di investimenti per creare una società più moderna, più sostenibile, più giusta. Questo virus ha accentuato disuguaglianze che esistevano già: sociali, economiche, territoriali, di genere, di accesso alle opportunità. Noi non dobbiamo puntare a tornare al mondo prima del Covid-19, ma a costruire una società migliore. Questo per me è stato anche l’anno di una campagna elettorale fatta davvero strada per strada, della rielezione in Consiglio Regionale, della nomina ad Assessora regionale. Desidero ringraziare ancora tutte le elettrici e gli elettori che lo hanno reso possibile. Da subito, ho sentito il peso di un lavoro straordinario in una fase straordinaria. Avendo la delega all’istruzione, vivo quotidianamente le sfide della didattica nelle scuole così come nelle università e nella formazione professionale, il lavoro eccezionale dei docenti e del personale scolastico e accademico, le difficoltà delle studentesse e degli studenti e delle loro famiglie. Desidero ringraziare tutti loro per il contributo che danno ogni giorno a tutelare la funzione costituzionale della scuola e dell’istruzione. Il mio pensiero, come Assessora al lavoro, si rivolge poi alle situazioni di crisi aziendale, a chi è in cassa integrazione, a chi non ha avuto il rinnovo del contratto e a quanto dovremo lottare, nei prossimi mesi, per proteggere le lavoratrici, i lavoratori e le imprese dalla crisi. La garanzia che posso dare è che, per quel che mi compete, non mi risparmierò neanche per un minuto e lavorerò con tutte le mie energie e capacità per fare sì che la nostra Regione possa uscire più forte e più coesa da questa tempesta. A tutti noi rivolgo l’augurio di tornare presto ad abbracciarci, sia come recupero della più spontanea manifestazione del nostro affetto sia, simbolicamente, come speranza di uscire da questa crisi più coesi e più uniti. È quel messaggio e quella promessa di speranza che il Natale porta con sé, di cui quest’anno abbiamo così profondamente bisogno. Buon Natale.