Come ha detto poco fa Alessandro Zan non si media sulle nostre vite e non si media sui nostri corpi. Basta. E voglio dirlo mettendoci la faccia.
Non si può tollerare che in questo Paese, ogni volta che si discute di qualche avanzamento di diritto e di tutela, si cerchi continuamente un compromesso al ribasso. Se poi il via libera al ribasso arriva da chi si dichiara di centrosinistra, come Italia Viva, fa ancora più male. È inoltre davvero stucchevole che ci si appelli all’autonomia scolastica come nodo di questo compromesso e che lo faccia quella stessa destra, Lega in primis, pronta a scagliarsi contro dirigenti scolastici e scuole ogni volta che mettono in campo qualche iniziativa sul rispetto delle differenze o sulla lotta agli stereotipi di genere. L’autonomia si riconosce solo quando fa comodo. E poi di che autonomia parliamo? L’autonomia di non promuovere principi di rispetto e inclusione? Perché è questo che chiede il Ddl Zan e nessuno impone niente a nessuno sulle forme in cui farlo. Forse per qualcuno è anche solo contemplabile l’idea che le nostre scuole diventino luoghi dove è possibile, in autonomia, coltivare le discriminazioni?
La mossa di Renzi, che apre alla Lega, è cinica e dannosa e non è certo la prima volta che capita. Un punto di incontro su una legge così importante per la dignità e la tutela di persone oggi più a rischio di altre non si cerca nelle segrete stanze tra forze politiche, intrecciandolo ad altri accordi e accordicchi, che magari lambiscono le trattative sulla Presidenza della Repubblica. PD e M5S hanno ragione: è il tempo del Parlamento, per dirla come Draghi. Si vada lì a proporre modifiche e a votare, con ciascun gruppo e ogni singolo parlamentare che si prende le proprie responsabilità di fronte al Paese.