Da Civitella in Val di Chiana a San Pancrazio Coltivare la dolorosa memoria della guerra per consolidare la consapevolezza del valore della pace e ricordare gli orrori della dittatura e dell’oppressione per celebrare la democrazia e la libertà, perché non ci può essere vera pace senza la libertà. Stamani ho partecipato alla cerimonia di commemorazione dell’eccidio avvenuto il 29 giugno 1944 di Civitella, Cornia e San Pancrazio. Questo territorio oggi è un laboratorio di pace, di custodia dei valori democratici, anche in nome del prezzo carissimo che ha pagato, anche per l’incontro diretto e feroce con la brutalità bellica e con le ideologie criminali che hanno ferito e lacerato l’Europa, il nostro Pese e la nostra Regione tra gli anni Venti e gli anni 40 del ‘900. Parliamo di ferite profondissime che possono essere parzialmente lenite solo dall’orgoglio di essere stati tra i territori più ferventi e coraggiosi nella Resistenza italiana e nella lotta di Liberazione. Quante ragazze e quanti ragazzi, tra questi monti intorno a noi, hanno sacrificato gli anni migliori e, non di rado, la propria stessa vita per conquistare la libertà e liberarci dall’insopportabile giogo del nazifascismo! Ed è proprio per la tensione civile e per la forza di questa Resistenza che qui i tedeschi insediarono un commando, la famigerata Divisione Hermann Göring, agli ordini del tenente generale Schmalz. Fu da questo comando che partirono gli squadroni della morte, quel 29 giugno del ’44, diretti a San Pancrazio, a Civitella e a Cornia. Fu un massacro, anzi, furono tre massacri in un solo giorno, che ebbero un apice di cinica pianificazione e violenza in chiesa, dove molte persone erano riunite per celebrare la festività dei santi Pietro e Paolo. Come raccontarono i sopravvissuti e i testimoni, gli spari e le grida arrivarono fino alle campagne circostanti, come un’onda dirompente di morte e di orrore, che travolse un territorio intero. Morirono, complessivamente, 244 persone e non fu risparmiato neanche il sangue di bambine e bambini. Oggi ho voluto essere qui, per rappresentare una Regione che non dimentica, che affonda orgogliosamente le proprie radici nei valori della Resistenza e che fa della Memoria le fondamenta su cui costruire il futuro. Stiamo coltivando la memoria del passato affinché il presente e il futuro siano radicalmente diversi, affinché la pace, finalmente, liberi il mondo e gli esseri umani dagli orrori della guerra, di ogni guerra, ovunque si combatta. Ecco perché questa non è semplicemente una marcia per la pace, ma è una marcia per il futuro, l’unico possibile per la sopravvivenza dell’umanità.

Alessandra Nardini - Assessora Regione Toscana
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