Sono tornata ieri sera dal pellegrinaggio ai campi di sterminio organizzato dalla sezione pisana di ANED e non riesco a togliermi dagli occhi quello che ho visto, quell’orrore immenso.
Ma sono anche piena di fiducia perché ieri ho ascoltato le studentesse e gli studenti che hanno partecipato a questa esperienza, ho ascoltato le loro parole, le loro emozioni, ho compreso quanto questo pellegrinaggio le abbia segnate e li abbia segnati.
Sono sempre più convinta che sia urticante e inaccettabile la narrazione che dipinge le giovani generazioni come prive di interessi e valori.
Ieri, come nei giorni precedenti, li ho visti indignarsi, emozionarsi, piangere. Alcune e alcuni di loro ci hanno anche regalato pezzi di vita personale, soprattutto legati ai nonni che avevano vissuto la guerra. Quella di ieri non è stata una “restituzione del viaggio” dovuta, ma voluta, sentita. È stata una mattinata intensa in cui abbiamo imparato noi adulti, rappresentanti delle istituzioni e docenti, da loro.
Le avrei abbracciate e li avrei abbracciati, una e uno per uno. Ecco, questa è la cosa più bella che porto nel cuore. Insieme ad un sentimento di gratitudine immensa per ANED e per Laura Geloni, che ieri ci ha mostrato l’ultima intervista del padre Italo. Mi piace pensare che Italo, come le altre deportate e gli altri deportati che non sono più con noi ieri abbiano ascoltato quelle ragazze e quei ragazzi e abbiano sorriso, pensando che le loro sofferenze non sono state vane e, soprattutto, che i valori che li animarono non saranno dimenticati.