Il pellegrinaggio con l’ANED, oggi, ha previsto la visita a Ebensee, uno dei più significativi sottocampi del complesso di Mauthausen.
Un luogo terribile, voluto da Hitler nel 1943 per la produzione di missili balistici, dove oltre 27.000 persone furono deportate e costrette ai lavori forzati, scavando le gallerie adibite ad officine per la costruzione dei famosi V2. Più di 8.000 prigionieri persero la vita qui, in condizioni disumane. Molti morirono di fame e di fatica. Un’atrocità assoluta.
Qui trovarono la morte anche alcuni toscani, che oggi abbiamo commemorato. Tra loro ci sono Pietro Filippi di Vicopisano, deportato appena maggiorenne, fratelli Francesco Mariotti di Cortona, il giovane calciatore dell’Empoli Carlo Castellani, che si offrì per essere deportato al posto del padre, il pisano Cesare Salvestroni, ricercatore del CNR e responsabile militare del Comitato Nazionale di Liberazione di Pisa. A fare ritorno da questo inferno e a raccontarlo furono invece, tra gli altri, Renato Mariotti, fratello di Francesco, e Alberto Ducci, padre di Alessio, anche lui come ogni anno qui ad Ebensee insieme alla delegazione fiorentina di ANED.
Ebensee è legata da un forte gemellaggio di pace con il Comune di Prato, perché molti pratesi furono deportati proprio qui. Un legame voluto con forza da Roberto Castellani, che da giovanissimo fu deportato a Ebensee e che, come presidente dell’ANED di Prato, ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita del Museo della Deportazione di Prato ed è stato insignito della cittadinanza onoraria proprio di Ebensee.
Proseguire questo viaggio della Memoria è un dovere verso la storia e verso le nuove generazioni, le ragazze e i ragazzi che stanno viaggiando con noi, perché mai si spenga la luce della consapevolezza di ciò che in questi giorni hanno visto e ascoltato.