A cosa servono i simboli? A cosa servono le panchine rosse, quelle arcobaleno, le installazioni nelle piazze, i monumenti? Servono a far inciampare la mente delle persone nelle storie, nei dolori, nella memoria, in vicende umane, personali o collettive, su cui è giusto e necessario riflettere. Molte volte sentiamo dire: “Pensate di risolvere così il problema?”. La risposta, senza ipocrisie o ingenuità, è ovviamente no. Credo però che sia assolutamente fondamentale costruire e accrescere una coscienza sociale, una riflessione individuale e collettiva, sulle ingiustizie del nostro tempo, sulle arretratezze che permangono sul cammino di una società di maggiore uguaglianza e inclusione. È dalla consapevolezza, dallo sviluppo delle coscienze, che passano i grandi cambiamenti. Le panchine arcobaleno servono a questo, a impedirci di ignorare, a rendere scomodo il non pensare, magari proprio mentre, paradossalmente, compiamo uno dei gesti più comodi, quello di sederci. Nel nostro Paese persistono insopportabili ingiustizie e discriminazioni e tra chi le subisce maggiormente ci sono senza dubbio le persone LGBTQIA+, in particolare proprio le persone transgender e abbiamo il dovere di ricordarlo oggi che si celebra il Transgender Day of Remembrance, la giornata dedicata alle persone trans vittime di odio e di violenza. È inaccettabile che ci sia chi viene escluso, deriso, insultato, trattato ingiustamente, persino picchiato per chi è o per chi ama, per il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Eppure, è ancora così e certa politica continua a ostacolare un’evoluzione di civiltà, come abbiamo tristemente visto di recente in Senato, con quel grottesco applauso di chi, di fatto, si ostina a difendere chiusure e discriminazioni. Come Regione poniamo molta attenzione su questi temi e mettiamo in campo politiche finalizzate a prevenire e contrastare le discriminazioni. Sono orgogliosa della nostra adesione e di quella di molte pubbliche amministrazioni, Comuni e Province toscane, a oggi ben 81, alla rete Re.A.Dy., e per questo abbiamo anche aumentato di ulteriori 20 mila euro i finanziamenti per il sostegno a progetti da loro proposti, portandoli da 80 a 100 mila euro. Sono orgogliosa anche della pioneristica Legge Regionale 63/2004 con cui la Regione si è impegnata ad adottare politiche finalizzate a consentire a ogni persona la libera espressione e manifestazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere, e a promuovere il superamento delle situazioni di discriminazione. La Regione Toscana, con quella legge, si impegna a garantire l’accesso a parità di condizioni agli interventi e ai servizi ricompresi nella potestà legislativa regionale, senza alcuna discriminazione determinata dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, in particolare rispetto alla formazione professionale e alle politiche del lavoro. Nelle scorse settimane, riprendendo le sollecitazioni arrivate dal Toscana Pride, ho lanciato l’idea di un tavolo di confronto con le associazioni, per capire come migliorarci, come dare piena attuazione alla legge in ogni ambito. Sono orgogliosa che tra le tante e importanti deleghe che mi sono state assegnate dal Presidente Giani ci sia anche quella all’attuazione della legge 63/2004; è una delega che intendo onorare con tutto l’impegno e la passione di cui sono capace, perché credo che sia esattamente un mio dovere: non possono esserci cittadine e cittadini di serie A e cittadine e cittadini di serie B. Penso che per costruire un mondo migliore sia fondamentale partire dal costruire maggiore giustizia e uguaglianza in ogni singola comunità, famiglia, scuola, ambiente di lavoro. Ecco perché trovo molto importanti le iniziative come questa di Fornacette, per la quale ringrazio l’Amministrazione del Comune di Calcinaia e, in particolare, Cristiano Alderigi Sindaco e il Vicesindaco Flavio Tani.