La delusione per la bocciatura del referendum sull’autonomia differenziata è forte e resta intatta l’esigenza di contrastare una norma che spacca l’Italia e aumenta le disuguaglianze.

Dall’altro lato però, è importante e positiva l’ammissione da parte della Consulta del quesito referendario per ridurre da 10 a 5 gli anni necessari per ottenere la cittadinanza, un passo verso la civiltà. Come è noto io credo sia urgente e necessaria una riforma della legge sulla cittadinanza e sono favorevole allo Ius Soli, ma considererei comunque questo un progresso significativo, soprattutto in un contesto dove la destra, anche nella sua componente più moderata, non ha avuto il coraggio di sostenere concretamente neanche lo Ius Scholae.

Basterebbe fare un giro nelle nostre scuole per capire quanto sia anacronistica e ormai sbagliata la nostra attuale legge. Questo sarebbe sicuramente un passo avanti, seppur non sufficiente.

Importante poi l’ok ai quesiti promossi dalla CGIL contro alcune norme del Jobs Act, una riforma sbagliata a cui mi sono opposta da sempre, anche quando nel mio partito eravamo una netta minoranza a farlo.

Nello specifico i quesiti sul lavoro chiedono di:

– cancellare la norma che ha tolto l’obbligo di reintegro per le lavoratrici e i lavoratori licenziati senza giusta causa;

– cancellare il tetto massimo di 6 mensilità di indennizzo per i licenziamenti illegittimi nelle imprese con meno di 15 dipendenti;

– cancellare alcune norme che aumentano la precarietà, relative all’utilizzo dei contratti a termine;

– cancellare le norme che, in caso di infortunio, impediscono di estendere la responsabilità all’impresa appaltante e subappaltante.

Si tratta di cinque battaglie importantissime per il grado di civiltà del nostro Paese, per combattere la precarietà e provare a difendere i diritti di lavoratrici e lavoratori correggendo errori passati. Personalmente mi spenderò con grande impegno e determinazione.