Come Coordinatrice della Commissione istruzione, formazione e lavoro della Conferenza delle Regioni, sono intervenuta ad un importante webinar sulle politiche attive del lavoro organizzato dalla CGIL nazionale.

La pandemia ha reso ancora più urgente un forte rilancio delle politiche attive per il lavoro, con la consapevolezza che ci sono categorie particolarmente colpite da questa crisi: donne, giovani, lavoratori autonomi, precari, lavoratrici e lavoratori a basso salario e con basse qualifiche. Il Paese e i territori possono ripartire soltanto dando impulso strategico alle politiche attive del lavoro e della formazione, fissando l’obiettivo di costruire un nuovo mercato del lavoro, più equo e resiliente, basato su un rinnovato patto di collaborazione interistituzionale e sociale e su una più stretta integrazione tra soggetti pubblici e privati in un sistema fondato sulla complementarietà e non sulla competizione/sovrapposizione.

Come Regioni, alla fine dello scorso anno, abbiamo presentato un documento per la definizione di un Piano nazionale straordinario di politiche attive, che si propone di ricondurre in una cornice unitaria le numerose linee di intervento nazionali e regionali e che prevede la definizione di una governance efficace, che veda le politiche attive collegate strettamente al territorio, per ragioni non solo di competenza ma anche di migliore funzionalità. In questo senso crediamo che il modello da replicare sia quello consolidato del Programma Garanzia Giovani. C’è bisogno di un approccio di carattere strutturale per il potenziamento, la razionalizzazione e la messa a regime delle priorità e degli strumenti in materia di politiche per il lavoro, dobbiamo “fare sistema”, valorizzando le esperienze realizzate sui territori in questi anni. Un altro nodo fondamentale emerso è, senza dubbio, l’integrazione tra politiche passive e attive. Gli strumenti di integrazione salariale, laddove possibile, devono essere chiaramente agganciati a politiche di formazione e di riqualificazione professionale che devono essere coerenti con i fabbisogni professionali delle imprese, al fine di garantire alla persona interessata una tempestiva ed efficace ricollocazione sul mercato del lavoro. La riflessione sui servizi per il lavoro si interseca con la necessità di verificare il funzionamento del reddito di cittadinanza nella possibilità di giungere ad una nuova rimodulazione dello strumento, che ne salvaguardi la valenza di contrasto alle situazioni di maggiore disagio economico e, al contempo, avvicini il destinatario al mercato del lavoro attraverso politiche attive. In un recente incontro con il Ministro Orlando ci siamo confrontati anche sull’Assegno di Ricollocazione che, nella sua nuova conformazione, appare destinato ad una platea più vasta di destinatari e vede l’integrazione di un voucher formativo.

Come Regioni, abbiamo chiesto che su questo ci sia un’intesa forte in sede di Conferenza Stato-Regioni. Un ulteriore punto di assoluto rilievo è quello del rafforzamento dei servizi per l’impiego, che vivono oggi una nuova sfida legata alla necessità di assicurare le prestazioni essenziali agli utenti sperimentando nuove modalità organizzative del lavoro e si erogazione dei servizi a distanza, garantendone l’accessibilità anche alle persone in condizioni di maggiore fragilità, superando le persistenti forme di divario digitale. Una necessità prioritaria è quindi, senza dubbio, il compimento del percorso di potenziamento professionale, infrastrutturale e digitale dei servizi per l’impiego, per il quale vanno rimossi gli ostacoli e i rallentamenti finanziari e procedurali. Solo così i servizi pubblici possono ambire a fornire una risposta adeguata alle necessità crescenti legate all’emergenza.